Monday, February 06, 2006

Io ci cago sulla faccia del profeta Maometto

(un tentativo di risposta al bel post di Haramlik)

Condivido profondamente tutto quello che Haramlik dice sul rispetto gratis e la capacità di fermarsi prima di offendere profondamente l’altro, e non perché una norma te lo imponga ma perché, semplicemente, ciò che ti manca è proprio la volontà di offendere.

Ma devo aggiungere una cosa fondamentale a compendio: se io sono un peccatore che se ne strafrega degli insegnamenti dei profeti, il mio vicino di casa ebreo-cristiano-musulmano-confuciano-animista mi deve lasciar peccare finchè mi pare e non rompermi i coglioni. E’ un concetto semplice cari Haramlik e Leonardo. Che si sposa benissimo con la complessità delle cose che tanto invocate. Che può benissimo essere capito al volo persino dal più sperduto beduino analfabeta del deserto.
Solo che gli appartenenti alle religioni hanno questo dono di dio: ti devono sempre dire quello che devi e non devi fare. E sono sicuri di essere nel giusto.

Ok, diciamo che fare i disegnini del loro dio sia stata una sciocchezza. Un vezzo pseudolibertario. Muoiano le vignette e quel quotidiano danese dal nome impronunciabile. Qualcuno, non dico con ragione, ma almeno con legittimità, potrebbe persino sostenere che è proprio la bruttezza di quelle vignette a rendere assurda la loro difesa e pubblicazione. Ok
Ma se invece parliamo del romanzo di Rushdie come la mettiamo ? Siamo ancora al vezzo pseudolibertario ? Dobbiamo smettere di scrivere romanzi che non piacciono a qualche interprete terreno di un dio schifoso ?
Perché questa è la questione.
Commentando la vignetta di Maometto col turbante-bomba dicevo ieri che poteva anche essere razzista. Nel senso che dipende dal contesto. Ma non ci si può mai dimenticare di come la religione e in particolare, nel contesto attuale, proprio quella islamica sia usata per far trasformare gli uomini in bombe umane (in bombe umane! non amo gli esclamativi ma qui non posso farne a meno) che colpiscono civili innocenti. Altro che oppio, qui siamo allo scoppio dei popoli se mi consenti un’altra battuta di cattivo gusto.

Solo che, soprattutto, noi abbiamo combattuto la religione quando questa non ci è servita più.
Vaglielo a dire a chi si sveglia la mattina senza sapere se arriverà vivo a sera, che dopo la vita non c’è nulla.
Dillo a chi convive gomito a gomito con la morte e non solo, non necessariamente perché lo opprimono, gli sparano addosso o lo bombardano ma perché la morte è presente in tutto ciò che fai, semplicemente.
In tutto.
Nel lavoro, fatto senza uno straccio di sicurezza. Nell’acqua del Nilo che trasmette la bilharziosi e nell’aria di piombo delle grandi città dove finiscono le nostre macchine usate.
Nelle infrastrutture assassine e nella mancanza di garanzie, di protezioni che non siano quelle della famiglia, del gruppo e dell’etica condivisa.


Già, c’è una questione sociale nei paesi arabi. E il processo di secolarizzazione della società occidentale è sicuramente stato favorito dal benessere. Tutto vero
Solo che circa un secolo e mezzo fa, in occidente, ci fu gente che si trovò di fronte una situazione probabilmente abbastanza simile a quella odierna del Medio Oriente. E concluse che la questione religiosa era un pezzo della questione sociale. E cominciarono proprio col dire ai poveracci che dio, o meglio l’uso che ne veniva fatto dalle gerarchie, non era parte della soluzione ma parte del problema.
Vuoi mai vedere che sia la ricetta giusta anche per l’oggi ?

Chi sparge l'impostura
avvolto in nera veste,
chi nega la Natura
sfuggiam come la peste.
Sprezziam gli dèi del cielo
e i falsi lor cultori;
del ver squarciamo il velo:
Perciò siam malfattori.

Inno dei Malfattori (canto anarchico – 1892)

Questo vecchio blog, abbandonato a causa del cambio di professione e della pigrizia del suo autore viene riesumato per l'occasione per dare ospitalità al mio amico cragno, improvvidamente censurato da leonardo (qui sopra)